La frase del titolo è una citazione tratta da Dostoevskij
e proprio da questa affermazione prendono le mosse i miei appunti
di regia su questo testo. Dal cappotto siamo usciti, o meglio,
entrati tutti noi che facciamo teatro, magari inconsapevolmente.
Far vestire l'attore con il proprio personaggio, senza con questo
compiere un reato di lesa maestà nei confronti del "metodo",
è il grado zero, l'inizio del lavoro che porterà
alla messa in scena. Certo il Cappotto di Gogol è un
impossibile riscatto sociale di un piccolo funzionario, è
il travestimento del servo che per un attimo prova letteralmente
i panni del padrone, e in quelle vesti, in quel "sentimento
del contrario" descritto da Pirandello si svela il meccanismo
della comicità. Ma c'è di più e c'è
di meglio in questo lavoro gogoliano, un segno potente, una
metafora che abbiamo posto come uno specchio davanti al viso
dell'attore che la interpreta. Eccoci dunque tutti lì,
un po' intirizziti dal freddo del palcoscenico a giocare con
tutti i possibili cappotti, di tutti i possibili testi da rappresentare.
Il nostro lavoro va in questa direzione metateatrale, mostrando
quel va-e-vieni dal personaggio, croce e delizia di ogni interprete
nella fase delle prove. Indossando il Cappotto ci straniamo
da esso in un senso, direi, brechtiano, vogliamo togliere a
quel gesto così semplice il suo automatismo, la sua apparente
banalità e renderlo stra–ordinario, riscoprirlo sotto
la perfetta lente grottesca, deformante che Gogol ci propone
e che noi abbiamo assunto.
Il sapore di questa indagine risulta fatalmente agro-dolce,
e questo sapore crediamo sia lo stesso offertoci dall'interpretazione
di Rascel nel film di Lattuada. L'interprete, Marino Campanaro,
ci dimostra che i toni della commedia non sono astrattamente
e puramente comici, ma hanno in sé accordi in minore
in grado di toccare l'anima dello spettatore. L'immagine naturale
di questo spettacolo ci è sembrata quella del quadro
di Magritte "Golconde", ai suoi omini in bombetta sospesi nel
cielo, ci siamo ispirati e tra quelli, se osserverete bene ci
troverete il protagonista Akakij e magari tutti noi… |