Dal 16 febbraio al 13 marzo
CASA DI BAMBOLA
di Henrik Ibsen
Regia di Olga Matsyna
Cast:
Gianluca Frigerio è Torvald Helmer
Artemisa Bega è Nora Helmer
Nando Dessena è Nils Krogstad
Valentina Rho è la signora Kristine
Samuele Ruga è il dottor Rank
Durata:
90 minuti senza intervallo
Nota sullo spettacolo:
Al suo apparire sulla scena, Nora è un personaggio effervescente
e sembra incarnare l’archetipo della brava mogliettina borghese.Vezzeggiata
e coccolata come una bambina, pare vivere in una dimensione
tutta sua, costituita da un piccolo mondo, i cui orizzonti non
vanno oltre le pareti di casa o le feste dei vicini. Ma Nora
sta recitando un ruolo, la sua vera essenza si scoprirà nello
svolgersi del dramma.
Affrontando un testo che fece scalpore nel 1879 quando fu scritto,
era nostro intento dimostrare che gli argomenti trattati dall’autore
tutt’oggi riescono a coinvolgerci.
Il testo prende spunto da una storia realmente accaduta che
vede protagonista Laura Petersen in Kieler, una scrittrice norvegese,
connazionale di Ibsen. Per salvare la vita al marito curandolo
all’estero, la donna ottiene un prestito falsificando delle
firme. L’uomo guarisce, ma, una volta scoperta la truffa, rinnega
la moglie e chiede l’annullamento del matrimonio. Laura si trova
esonerata dal compito di educare i propri figli.
Ibsen parte da questa storia per raccontare l’ipocrisia della
società borghese e, soprattutto, per fare un’acuta analisi dei
rapporti umani. Vengono in risalto, per esempio, i rapporti
ricattatore-ricattato e uomo-donna - con tutte le sfumature
e le sfaccettature che sono tutt’ora d’attualità.
Il nucleo del testo è la donna che si ribella alla società che,
come nell’ottocento, anche oggi le ascrive un certo determinato
ruolo dal quale le è difficile discostarsi.
Lo spettacolo ne tiene pienamente conto e si pone un interrogativo
ulteriore. Essere una donna oggi, dopo le battaglie femministe,
è riconoscere in sé l’idea della libertà o sentirsi prigioniera
dell’immaginario collettivo che la vuole una pin up degli anni
cinquanta come immagine e dipendente dall’uomo come ruolo? Essere
sé stessa o essere bambola? È la società o è la donna stessa
a compiere questa scelta?
Lo spettacolo adatta il linguaggio di Ibsen all’epoca in cui
viviamo. I pensieri della protagonista, ogni volta che è sola
in scena e parla solo per convenzione teatrale, più che sentirli,
li vediamo - attraverso le immagini accompagnate dalle musiche
e dai cambi luce. I momenti reali si susseguono con i momenti
onirici.
Come epoca, siamo nei giorni d’oggi. Come ambientazione, siamo
in un paese straniero non definito e guardiamo l’Italia (che
viene richiamata dal testo di Ibsen) da fuori.
È una versione ridotta rispetto al testo originale di Ibsen
la quale non danneggia la comprensione dell’opera e tantomeno
la fascinazione della vicenda. Al contrario, ne facilita la
fruizione.
(Olga Matsyna)
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