LO SPETTACOLO:
Lo spettacolo è volutamente composto da due atti unici, accomunati
dal fatto di appartenere tutti e due al genere “comico”. “Cecè”
di Luigi Pirandello, da lui stesso definito “farsa in un atto”
e “L’affaire de la rue Lourcine”, ribattezzato da noi “I due
carbonai”, scritto da Eugène Labiche, autore di “vaudeville”.
Due atti unici scritti da due autori decisamente unici: Pirandello,
scrittore del 900, affiancato a Labiche, vissuto nell’800.
Molti sono i punti di contatto tra i due, ma in particolare
c’è una considerazione che li lega e che mi sento di fare:
tutti e due hanno parlato al loro presente, hanno scritto
per descrivere gli uomini e le donne del loro mondo, hanno
rappresentato i loro contemporanei davanti ai propri contemporanei.
Da allora, le persone sono decisamente cambiate, profondamente
mutate, ci sono state due guerre mondiali tra loro e noi e,
se questa è storia passata e se è vero che il teatro ha da
sempre parlato al tempo presente, la domanda che nasce spontanea,
perché rappresentare oggi autori del passato, trova la sua
sorprendente risposta nella constatazione che certe cose non
sono cambiate, che alcune caratteristiche dell’uomo sembrano
essere universali, anche quelle della donna, ovviamente.
Questa considerazione vale,certo, per qualsiasi autore, di
qualsiasi epoca, sia comico che drammatico. Ma, limitandoci
ai due autori da noi rappresentati, aggiungo un’altra considerazione:
al tempo di Labiche, se un personaggio rimaneva in mutande,
il pubblico rideva, oggi…. sembra che non basti più. Al tempo
di Pirandello è stata un’ idea drammaturgica geniale quella
di sei personaggi che, dalla platea, salgono sul palcoscenico
e interrompono lo spettacolo in corso cercando invece di rappresentare
il proprio, ma oggi?...non è più una novità. Armandosi di
coraggio, ci si potrebbe chiedere, allora, se tutto, ma proprio
tutto ciò che, ieri, è stato scritto per far ridere o stupire,
possa, oggi, far ridere o stupire ancora. Non bisognerebbe,
in un certo senso, svecchiare, modernizzare il testo di ieri
per portarlo dentro meccanismi appartenenti al tempo dello
spettatore di oggi? Occorre compiere questa “profanazione”?
Da questa domanda è partita la messa in scena e il lavoro
sui personaggi.
Il primo tempo ospita l’atto di Pirandello. In “Cecè” esiste
già tutta la filosofia del teatro e dell’uomo pirandelliano:
l’io sparpagliato in centomila, il teatro nel teatro, l’ipocrisia
della maschera quotidiana. Tematiche non certo comiche, anzi,
molto amare, eppure, servite dall’autore così delicatamente,
in modo ironicamente velato, attraverso il giochetto di una
piccola truffa, da diventare incredibilmente leggere e piacevoli.
Ma è sempre Pirandello: situazione realistica, teatro borghese
da camera, verbosità dei dialoghi … come può far ridere?
Nel secondo tempo, l’altro atto: “I due carbonai”. Labiche,
uomo di città che si è trasferito in campagna, scrive i suoi
atti unici per suscitare spensieratezza, leggerezza ,attraverso
il gioco dell’equivoco, sviluppando un intreccio semplice,
leggero, molto leggero… come può il non certo spensierato
cittadino metropolitano di oggi lasciarsi andare alla leggerezza
di una burla, inventata da un signore che viveva con galline,
mucche e porcellini?
Ho cercato di rendere Pirandello più moderno, osando tagliare
qualche battuta dal testo originale, per rendere certi passaggi
più snelli, tenendo il ritmo della recitazione sempre sostenuto
e, soprattutto, sviluppando, nel lavoro sui personaggi, il
tema dell’ipocrisia, tanto caro all’autore e, mi è sembrato,
di sicuro interesse per lo spettatore. Anche in Labiche ho
inserito elementi di modernità, trasferendolo a Milano, negli
anni settanta, aggiungendo qualche battuta rubata al cabaret,
incorniciando il tutto in un clima un po’ noir e un po’ surreale.
Il mio impegno è stato motivato dall’interesse verso un ricerca
del comico attraverso il gioco del teatro, sperimentando e
rischiando certo, ma sempre tenendo presente che lo spettacolo
deve muovere al riso, far pensare certo, ma creare il buon
umore ed è il “come” far ridere la chiave di tutto. Dimmi
perché ridi e ti dirò chi sei.
PIRANDELLO:
CECE’ è GIANLUCA FRIGERIO
SQUATRIGLIA è ANDREA CRAPITTI
NADA è LAURA LOCATELLI
LABICHE:
OSCAR LEGUMELLI è GIANLUCA FRIGERIO
PIERLUIGI MISTOCCHI è PAOLO MILANO
NORINA LEGUMELLI è ANNA BATTAGLIA
AUGUSTO è LORENZO MARANGON
GIUSTINO è BORIS MACARESCO