Il Teatro Caboto, in collaborazione con
“Politeatro” e “Compagnia del batticuore”, ha il privilegio
di ospitare nel proprio cartellone “El zio Vanni”, uno spettacolo
che traduce in lingua milanese un testo scritto per il teatro
da Anton Cechov. L’intento di coloro che hanno voluto e sostenuto
questo “progetto” è quello di “far arrivare Cechov”, far arrivare
allo spettatore ciò di cui parla Cechov.
Così in “Zio Vania” Cechov parla della noia, dell’amicizia,
della difficoltà della vita, dell’amore, della speranza, del
vero valore del lavoro, del concetto di “rassegnazione”, della
morte, di finanza, della paura d’invecchiare, del tempo che
vola e ne parla attraverso la rappresentazione di un gruppo
di persone che vivono per un paio di giorni sotto lo stesso
tetto, in una zona di campagna.
La concretezza del dialetto sostiene la recitazione ad un livello
immediatamente credibile e, allo stesso tempo, la sua musicalità
contribuisce molto ad allontanare la recitazione dal pericolo
del naturalismo. Ecco perché la scelta di tradurlo in una lingua
“dialettale” e la circostanza che il dialetto sia quello milanese
è ovvia: siamo a Milano.
Ne nasce così uno spettacolo alto e basso, classico e popolare.
Un Cechov noir, ma non cupo, leggero, ma non superficiale. Tutto
questo nell’ottica della direzione artistica del Teatro Caboto,
che vuole nuove forme per il teatro ben sapendo queste possono
nascere solo dallo scambio tra le risposte del passato e le
domande del presente.
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