LO SPETTACOLO:
E’ una novità assoluta. Mai rappresentato in Italia.
E’ una commedia moderna, di genere brillante.
Non mancano le classiche corna ma ci sono di mezzo anche banditi,
pupe, rapine e furti d’auto in una carambola d’equivoci e situazioni
paradossali esilaranti. La commedia è il frutto della collaborazione
tra il commediografo belga Maurice Hennequin (1861-1926) ed
il cow-boy, filosofo, attore, autore di sketch Will Rogers.
Va detto che i copioni di Hennequin, che ne scrisse più di 60,
spuntano ancora, qua e là, dopo più d’ottant’anni dalla morte
dell’autore.
La leggenda narra che un certo Will Rogers, nel primo dopoguerra,
girando l’Europa e la Francia in particolare, incontra Feydeau,
ormai troppo malato per scrivere, e Maurice Hennequin, con cui
riesce a stabilire un rapporto di collaborazione da cui nasceranno
alcuni canovacci, se non veri e propri copioni. Rogers, con
alcuni scrittori di sketch americani dello staff di Zigfield,
li rielabora. Non si sa il motivo preciso per cui nessuno di
questi copioni sia mai stato messo in scena dallo stesso Rogers.
Forse perché impegnato in tanti altri lavori, tra cui il cinema
e il varietà, o forse perché i suoi impresari, tra cui il grande
Zigfield, erano indecisi. Erano gli anni della grande depressione
e i gusti del pubblico stavano cambiando. Hennequin scompare
nel 1926.
Rogers si schianta col suo aereo nel 1935. Non si parlerà più
del “Pasticcio”, fino a pochi anni fa, quando una compagnia
scopre il copione in un archivio di Zigfield e lo propone nei
teatri off-Broadway e poi nella provincia americana.
Alcuni testi di Hennequin sono conosciuti al grande pubblico,
“La presidentessa” forse è il più famoso, ma molti altri sono
passati nel dimenticatoio e giacciono chissà dove, anche perché
contengono gag e battute obsolete. Per riproporre le sue commedie,
è necessario vivacizzarle rinfrescando situazioni e dialoghi.
La messa in scena del teatro Caboto ha riadattato il testo,
ambientandolo nella Milano degli anni ‘80, aggiungendo battute
comiche e gag. Ormai giunta al suo ottavo “vaudeville” la compagnia
stabile del teatro caboto ha, infatti, maturato un percorso
di ricerca sul comico, reso possibile dal diretto e costante
confronto con il pubblico, probabilmente condizione tanto privilegiata
quanto necessaria per affrontare tale ricerca.
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