Quasi impossibile riassumere la trama di
uno spettacolo di Feydeau e forse anche inutile, in quanto la
vicenda serve a pretesto per il susseguirsi di sottintesi, ambiguità,
equivoci, intrighi e incidenti che sono tipici del vaudeville
di cui Feydeau è l’indiscutibile maestro.
E’ utile comunque notare che il primo atto serve a presentare
i personaggi, l’ambiente e a gettare le basi perché l’intrigo
abbia luogo. Nel secondo atto scoppia il pasticcio e nel terzo
spopolano gli equivoci. E’ in fondo questo, il meccanismo comico
di Feydeau ed è un meccanismo tanto inesorabile quanto fine
e sottile, che scaturisce in una comicità unica.
E proprio sull’effetto di questa comicità che è bello soffermarsi:
non è una comicità fatta di battute comiche in sé e per sé,
anzi ad una prima e superficiale lettura non sembrano esserci
proprio battute capaci di far ridere, come possono essere quelle
del cabaret. Neppure è una comicità assurda o grottesca, giocata
attraverso le macchietta o la caricatura. Neppure è satira e
nemmeno ironia intellettuale. E’ piuttosto “una comicità in
situazione”, una comicità molto semplice, elementare, quasi
banale, ma se “accade” sul palcoscenico, una comicità che suscita
una risata intelligente e complice, unica, capace di creare
lo stato d’animo del “buon umore”.
Grande responsabilità in questo hanno gli attori, i quali devono
recitare con ritmo ed energia, vivendo la situazione indicata
dall’autore e movendosi nei panni di personaggi che appartengono
alla commedia moderna, vale a dire uomini e donne, mogli, mariti,amanti,camerieri,
signori della borghesia europea che sul palcoscenico devo essere
credibili, vivi, presenti.
La regia di Enrico Beruschi ha cercato di fare tesoro di tutto
questo, soprattutto nella direzione degli attori. Ne è nato
uno spettacolo moderno, ambientato a Milano, con personaggi
divertenti. Il resto è Feydeau!
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