L’intento è quello di rappresentare
le agghiaccianti, inquietanti e spettrali visioni di questi
due autori senza tradire l’espressione letteraria con
cui ci sono apparse. In pratica, la bellezza e l’efficacia
quasi magica, di cui sono impregnate le pagine scritte da questi
due autori, si perdono completamente quando si passa alla rappresentazione
di quelle stesse pagine sul palcoscenico. Perché si tratta
di una geniale e subdola letteratura che riesce a far vedere
solo quello che unicamente leggendo possiamo vedere. Possiamo
leggere di un vampiro, di un cadavere che parla, di un incantesimo,
di un universo buio, di una casa piena di fantasmi e leggendo
li vediamo.
Ma per vederli comparire davanti a noi sulle tavole di un palcoscenico
è necessario adattare queste visioni alle difficili regole
che formano uno spettacolo, vale a dire: la drammaturgia, la
regia, la recitazione.
Drammaturgia che è stata elaborata durante il laboratorio
“Medusa” attraverso una concreta collaborazione
tra gli attori e i drammaturghi che, lavorando insieme sui singoli
racconti, li hanno ridotti alla vicenda essenziale senza però
tradirne lo spirito originale.
La regia, come a dire, la scelta della forma con cui si mette
in scena la vicenda, ha, con convinzione, preso la decisione
che la forma doveva essere quella della letteratura del racconto.
In “Cuore Rivelatore” di Poe, ad esempio, il racconto
rimane in prima persona e al tempo passato, ma viene recitato
da due attrici contemporaneamente. In “Berenice”,
sempre di Poe, un attore solista interpreta il racconto in concerto
con il coro di attrici. In altri racconti, come “La vecchia
terribile” o “Spettri” o “La musica
di Erich Zann”, scritti da Lovecraft, la forma della rappresentazione
è mista perché dal racconto individuale si passa
alla scena dialogata e viceversa.
La recitazione: il lavoro sui personaggi che vivono quella vicenda.
Personaggi intesi come coloro che danno voce e corpo alla letteratura
di Poe e di Lovecraft. Personaggi che parlano di inquietanti,
agghiaccianti, spettrali visioni. Forse, con un paragone un
po’ azzardato, possiamo dire che i personaggi di questo
spettacolo sono le pagine degli otto racconti da cui è
tratto, pagine macchiate di sangue, piene di tenebre, pagine
di nebbie, gatti, quadri, pazzi, licantropi.
Otto forme per rappresentare la letteratura di otto racconti,
con otto vicende diverse e con personaggi reali cui capitano
avvenimenti irreali. Ogni racconto si svolge in una sua atmosfera,
con una sua luce e una sua ombra, una sua musica ed il suo silenzio.
Lo spettacolo dura 80 minuti senza intervallo.
NOTA AGLI AUTORI:
Edgar Allan Poe
E.A. Poe nasce a Boston nel 1809 da due attori girovaghi, entrambi
morti di tisi. Nonostante i suoi ottimi voti, viene espulso
dall'Università per i suoi eccessi alcolici e per i suoi
debiti di gioco. Pubblica a sue spese ed anonimo un libretto
di poesie che viene accolto dall'indifferenza generale e, per
la delusione Poe decide di arruolarsi come soldato semplice
nell'artiglieria federale. Alla fine del 1829 si trasferisce
a Baltimora da una zia, che lo manterrà per tutta la
vita, ed ha modo di pubblicare una seconda raccolta di versi.
Per il racconto “Manoscritto trovato in una bottiglia”,
nel 1835, vince un premio di cento dollari. Nel frattempo lavora
nella redazione del Southern Literary Messenger, dove ben presto,
per le sue eccezionali doti di giornalista, viene promosso vicedirettore.
Il 22 settembre dello stesso anno sposa a Richmond la cugina
Virginia Clemm, appena quattordicenne. Nel 1838 pubblica il
suo primo ed unico romanzo “La storia di Arthur Gordon
Pym”, che però non ha successo. L'anno successivo
a Filadelfia pubblica, invece, una raccolta di tutti i racconti
che aveva sino ad allora scritto, intitolata “Racconti
del terrore e del grottesco”. Nel 1844 è di nuovo
a New York, pubblica la sua poesia più famosa “Il
corvo”, con la quale ottiene finalmente il successo che
inseguiva da anni. Purtroppo per una serie di vicende il suo
successo non dura a lungo. La moglie si ammala gravemente e
lo scrittore non avendo i mezzi per farla curare, si dà
all'alcol e al laudano. Si riempie di debiti di gioco e comincia
a bere senza misura. Nel 1847 la moglie muore di tubercolosi
e da questo momento in poi lo scrittore cade in uno stato di
prostrazione e di disperazione da cui non uscirà più.
Il 3 ottobre 1849 viene trovato in stato di incoscienza in una
locanda di Baltimora, ricoverato al Washington Hospital, muore
di delirium tremens il 7 ottobre alle cinque del mattino.
« Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora
chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto,
se la maggior parte di ciò che è glorioso, se
tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia
della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto
in generale »
La fama, negatagli in patria, giunge però, oltre Oceano
e postuma. Fu infatti il poeta francese Charles Baudelaire a
riscoprirne l'opera e, grazie alle sue traduzioni, Poe diventerà
uno dei più importanti punti di riferimento della Letteratura
francese (tanto da farne il vero padre del Decadentismo), un
modello da imitare tanto nell'arte come nella vita. Poeti come
il già citato Baudelaire, Stéphane Mallarmé,
Jean-Nicolas-Arthur Rimbaud, Paul Verlaine e narratori come
Guy de Maupassant e Jules Verne sono infatti pesantemente debitori
nei confronti dello sfortunato scrittore americano. A partire
dalla seconda metà del secolo, anche letterati inglesi,
come R.L. Stevenson, Oscar Wilde ed Arthur Conan Doyle, ne riconosceranno
la grande originalità, subendone quella forte suggestione
che è molto evidente in opere come “Il ritratto
di Dorian Gray”, “Lo strano caso del Dottor Jekyll
e di Mister Hyde” ed il ciclo di Sherlock Holmes. La sua
opera è pertanto oggi generalmente apprezzata e discussa,
tanto che i suoi racconti vengono spesso inseriti in antologie
scolastiche.
“…le realtà del mondo mi impressionavano
come visioni e niente più che visioni, mentre le folli
idee della regione dei sogni erano divenute, più che
la materia della mia esistenza quotidiana, la mia esistenza
per se stessa, in assoluto.”
La fama di Poe rimane comunque legata principalmente ai suoi
racconti brevi. Racconti che sono il frutto di un intelletto
lucido e spietato, di uno spirito analitico vigoroso e sottile,
capace di analisi di incredibile complessità, quanto
di un temperamento esasperatamente sensibile e di una fantasia
libera e sfrenata. Racconti dove Poe mette a nudo la realtà
dei sentimenti umani, partendo dai più forti: la paura
della morte, i desideri sessuali contorti, l'angoscia derivante
dal confronto con la propria stessa miseria, il terrore per
l’ignoto. Racconti il cui filo conduttore comune è
costituito da quel meccanismo psicologico inconscio - che Poe
definì «demone della perversità» -
che induce l'Uomo a volere ed a causare la propria rovina. L'orrore,
in Poe, non nasce difatti dall'esterno, ma dall'interno, dallo
smarrimento interiore dell'Uomo contemporaneo di fronte ad un
mondo senza ordine né certezze.
« Dopotutto potrebbe essere vero che i miei racconti
siano scritti per scherzare anche se è possibile che
questo scopo sia rimasto ignoto in parte anche a me. »
Howard Phillips Lovecraft
« Il sentimento più forte e più antico
dell'animo umano è la paura »
Howard Phillips Lovecraft (Providence, 1890 –1937) è
oggi riconosciuto fra i maggiori scrittori di letteratura horror
insieme ad Edgar Allan Poe. Quando Lovecraft aveva tre anni,
suo padre cominciò a manifestare i sintomi di una psicosi
acuta in un hotel di Chicago dov'era in viaggio d'affari. Venne
portato in ospedale, dove rimase per il resto della sua vita.
Colpito da paralisi, morì di sifilide quando Lovecraft
aveva solo otto anni. Lovecraft fu un bambino prodigio: recitava
versi all'età di due anni ed era in grado di comporre
intere poesie già all'età di sei anni. Suo nonno
lo incoraggiò nella lettura, fornendogli libri quali
Le mille e una notte e versioni per bambini dell' Iliade e dell'
Odissea. Il nonno stimolò anche l'interesse del piccolo
Lovecraft verso la letteratura fantastica, narrandogli racconti
gotici. Nel 1908 fu colpito da un forte esaurimento nervoso,
in conseguenza del quale non conseguì mai il diploma
di scuola superiore. Convinto sostenitore dell'intervento americano
nella Prima Guerra Mondiale, si presentò volontario nel
1917 ma fu riformato, in quanto non superò l'esame fisico.
Nel frattempo, sempre in questi anni, cominciò a prendere
forma la sua vasta rete di corrispondenti. La lunghezza e la
frequenza delle sue missive fanno di lui uno dei più
prolifici autori epistolari del secolo. Fra i suoi corrispondenti
si possono citare il giovane Robert Bloch autore di Psycho e
Robert Howard di Conan il barbaro. Ad una convention per giornalisti
amatoriali, incontrò Sonia Greene. La donna era sette
anni più vecchia di Lovecraft. Si sposarono nel 1924,
ma qualche anno dopo la coppia si accordò per un divorzio
e Lovecraft tornò a vivere con le zie a Providence. A
causa della cattiva riuscita del suo matrimonio, alcuni biografi
hanno ipotizzato che Lovecraft fosse asessuale; tuttavia, la
moglie lo definì più volte "Un amante adeguatamente
eccellente". A Providence, Lovecraft visse in una "spaziosa
casa vittoriana di legno marrone" al numero 10 di Barnes
Street e scrisse per le più importanti riviste pulp di
quel periodo la maggior parte dei suoi racconti oggi più
conosciuti . Nel 1936 gli venne diagnosticato un cancro all'intestino.
Lo scrittore non informò gli amici della sua malattia
per non amareggiarli e visse il resto della vita tormentato
dal dolore fisico. Sulla sua lapide venne incisa la frase “Non
è morto ciò che in eterno può cambiare”
Molti autori contemporanei di narrativa horror e fantastica,
come Stephen King, hanno indicato Lovecraft come una delle loro
fonti primarie di ispirazione e svariati film, fumetti e cartoni
animati hanno attinto moltissimo alla sua opera « Penso
che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità
della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti.
Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari
d'infinito. La ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà,
un giorno, visioni così terrificanti della realtà
e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per
la rivelazione o fuggiremo nella pace e nella sicurezza di una
nuova età oscura. »
Anche se Lovecraft è conosciuto soprattutto per le sue
opere di narrativa fantastica, la maggior parte dei suoi scritti
è costituita da lunghe lettere riguardanti una gran varietà
di argomenti, dalla narrativa dell'orrore alla critica d'arte,
alla politica e alla storia (circa 87.500 lettere) Come affermò
con chiarezza lo stesso Lovecraft, il contatto epistolare con
un numero elevato di persone diverse fu uno dei principali fattori
che gli permisero di allargare la sua visione del mondo: «
Mi trovai ad affrontare dozzine di punti di vista diversi, che
altrimenti non mi avrebbero mai raggiunto. La mia comprensione
e le mie simpatie si allargarono, molte delle mie idee sulla
società, sulla politica e sull'economia si modificarono
in conseguenza della mia accresciuta conoscenza. » Lovecraft,
in uno scritto, distinse tre principali categorie nell'ambito
della produzione letteraria: quella romantica, i cui sostenitori,
sostiene, sono disposti anche ad accettare finzioni e falsità
psicologiche; quella realistica, che secondo Lovecraft ha il
pregio di descrivere fedelmente la vita, ma ha come limite il
rischio di cadere nel banale; infine quella fantastica, l'unica
in grado di soddisfare le aspirazioni e le esigenze dell’immaginazione.
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