Non v'è divertimento senza
passione e la passione nasce da qualcosa che ci intriga, ci
strega e ci cattura. Cosa risponde meglio a questi requisiti
se non un giallo a teatro? Dove, al contrario della realtà di
tutti i giorni, alla fine tutti i pezzi tornano a posto, e noi
restiamo con l’appagante e rara sensazione che, per una volta,
ogni cosa si sia risolta nel migliore dei modi.
Dopo “Il caso Macqueen”, presentato nel cartellone 06-07, Mr
Reeder affronta al Teatro Caboto, nella stagione 2007-08, un’altra
indagine: lo spillo spuntato. Quattro attori ed un titolo curioso
con la doverosa avvertenza che questo “giallo” potrà funzionare
ed arrivare al pubblico solo se i quattro interpreti riusciranno
ogni sera a creare la situazione richiesta dal racconto di Wallace,
racconto che si svolge tutto all’interno di una stanza. Non
ci sono musiche suggestive, non ci sono particolari effetti
di luce: solo la presenza, la voce, la verità dei personaggi.
Il racconto parla di gelosia, di un ricatto, di delitti e di
intrighi, attraverso il susseguirsi, all’interno della vicenda,
di una serie incredibile di colpi di scena che nessun spettatore
sarà in grado di prevedere. Anche la figura di Mr Reeder risulta
particolare, perché rimane un po’ a margine, capitando quasi
casualmente al momento giusto e al posto giusto. I protagonisti
sono: il marito, la moglie al suo secondo matrimonio ed un altro
uomo, il giardiniere. Non si può dire nulla di più sulla trama,
per non rivelare la sorpresa e per non rovinare il piacere dello
spettatore di gustarsi l’imprevisto, il mistero, l’enigma dello
spillo spuntato. Il genere è quello del dramma, anche se del
dramma non ne ha la pesantezza, un po’ perché la vicenda stessa
intriga il pubblico a seguire con occhio e orecchio da ispettore
ed un po’ perché il ritmo generale dello spettacolo deve sempre
essere sostenuto, urgente. Inoltre, abbiamo ridotto all’osso
la vicenda, tagliando moltissimo il racconto originale ed ottenendo
così uno spettacolo di un’ora e trenta minuti. Poi abbiamo lavorato
sulla costruzione dei personaggi, sull’uso della voce drammatica
e sulla cosiddetta “recitazione naturalistica”.
Ci piace, infine, riportare, in breve, qualcosa sulla vita di
Edgar Wallace: nato a Greenwich [London] nel 1875, morto a Hollywood
nel 1932. Figlio illegittimo di attori, venne adottato da un
pescivendolo. Lasciata la scuola a 12 anni, fece vari mestieri,
poi esordì come romanziere nel 1905 con il poliziesco “I quattro
giusti” che ottenne un successo strepitoso. In pochi anni Wallace
divenne uno dei re della letteratura d'evasione, guadagnò somme
enormi che sperperò puntigliosamente. Quando morì aveva appena
finito la stesura del soggetto di un film destinato a rimanere
famoso: King Kong. Enorme la sua produzione: circa 175 romanzi,
15 drammi, senza contare articoli, reportages, conferenze. Oltre
alla serie dei "Quattro giusti", dove creò la figura
del "giustiziere", è da ricordare: il ciclo di Mr
Reeder iniziato nel 1925 dove il detective è una bizzarra figura
e forse il più straordinario degli investigatori creati da Wallace.
È un ometto dall'apparenza innocua, che nessuno degnerebbe di
un secondo sguardo. Ma chi lo conosce, e soprattutto i criminali
che hanno avuto a che fare con lui, sanno che sottovalutarlo
vuol dire correre un grave rischio, perché la sua perspicacia
nel risolvere i casi più complicati è pari forse solo alla sua
simpatia.
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