Georges Feydeau visse a cavallo tra il
1800 ed il 1900. Come può un testo scritto un secolo
fa, far ridere anche adesso?
La visione di Feydeau appartiene al mondo quando ancora c’erano
i re e le regine. L’Europa era ancora divisa tra imperi
e regni, non in nazioni e stati. Tante e tante battute, siparietti,
paradossi scritti da Feydeau avranno sicuramente fatto spanciare
i suoi contemporanei, basti pensare che bastava ad un personaggio
calarsi i pantaloni sul palcoscenico e il pubblico si sbellicava.
Oggi questo gesto crea la più totale indifferenza. Colpa
della televisione? Cento anni sono cento e sono tantissimi.
Quanto è cambiato il mondo in soli 10 anni? Vi ricordate
il 1998? E oggi? Quante cose sono ora diverse! Colpa dei tempi
che cambiano. Cambiano i costumi, cambia la società,
cambiano gli uomini e le donne. Una sola cosa non cambia e non
è mai cambiata e non cambierà mai. Per essere
ancora più chiari, la tradizione popolare ha creato un’immagine
che illustra immediatamente quel qualcosa che da sempre esiste
e che mai cambierà: le corna. Può darsi che cento
anni fa girassero più tacchini, ma state certi che oggi
di galli e galline il mondo è ancora pieno. E contando
che si può tradire anche con il pensiero, di corna e
cornuti ne girano, oggi come cent’anni fa e da sempre,
ogni giorno e ogni notte.
Il Teatro Caboto ha deciso di sostituire il previsto spettacolo
in cartellone “Le avventure di Sherlock Holmes”
di Conan Doyle con “Sarto per signora” di Georges
Feydeau, forse una delle sue commedie migliori. Perfetta nel
gioco scenico di entrate e uscite, offre una galleria di simpatici
personaggi, travolti da un vorticoso e piacevole succedersi
di equivoci. ,Il medico Moulineaux ha una relazione extraconiugale
che il caso e gli infortuni mantengono platonica. Ai sospetti
della giovane moglie, si aggiungono le intromissioni di un’implacabile
suocera e la simpatica invadenza di Bassinet, un amico trafficone.
Le cose si complicano con l’ingresso del marito dell’amante
di Moulineaux e il gioco degli equivoci si sviluppa inesorabile
fino a scoppiare nelle scene finali con un pirotecnico effetto
teatrale.
Lo spettacolo mantiene la divisione in tre atti e dura un’ora
e quaranta con due brevi intervalli. Le scenografie sono di
Katia Giammarino, ormai scenografa ufficiale del teatro caboto
e la regia di Gianluca Frigerio,anche interprete del personaggio
attorno a cui ruota la vicenda.
Per il resto, la comicità è assicurata dalla genialità
di Feydeau. Le sue commedie sono un esempio chiaro e indubbio
di come un testo scritto per il teatro possieda tempi da ritrovare
e personaggi da riempire, secondo la netta e precisa visione
scenica dell’autore. Per chi si pone lo scopo di rappresentarle,
questa è la prima lezione, ovvia, ma spesso dimenticata. |